Ambrosia artemisiifolia L.
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Luogo e tempo di ritrovamento: Ceva:
lungo autostrada- settembre
Fiori1M- Fiori2M -FioriF1 - FioriF2- Foglie1 - Fusto - Portamento - Frutti1 -Frutti2 . Semi - NOVARA - Ospedale

Famiglia: Asteracee

Nome volgare: Ambrosia con foglie di artemisia

Caratteristiche: La pianta adulta può raggiungere l’altezza di 1,5-2 metri. Presenta un fusto più o meno peloso, di colore rosso nella forma adulta, molto ramificato superiormente.
Le foglie sono molto frastagliate e pelose, molto simili a quelle dell'artemisia con la quale è possibile confonderla: si distingue dall'artemisia perché quest'ultima ha il fusto meno ramificato e foglie più chiare nella pagina inferiore.

Habitat: Predilige le zone a climi caldo-temperati e in queste colonizza tutti i luoghi sottoposti all'azione dell'uomo, sia su terreni fertili che sassosi o addirittura selciati o pavimentati; più in generale si può trovare in tutte le zone incolte e semi abbandonate in un intervallo altitudinale tra 0 e 300 metri s.l.m.. Rifugge, invece, dai siti troppo umidi. Bordi di strade, materiale di riporto nei cantieri aperti da lungo tempo, massicciate ferroviarie, argini, macereti, incolti e campi sono perciò i suoi ambienti ottimali.

Nota: La fioritura inizia in agosto e si prolunga fino a settembre; in questo periodo la pianta produce una notevole quantità di polline con proprietà fortemente allergizzanti che può causare in soggetti predisposti l’insorgenza di diverse patologie.

Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.

L'ambrosia rappresenta un vero e proprio flagello sanitario, la cui gravità è destinata, purtroppo, ad aumentare nei prossimi anni. Si tratta infatti della pianta che libera quello che è probabilmente il polline più allergenico che si conosca, in grado di scatenare crisi particolarmente fastidiose e gravi a concentrazioni nell'aria anche di trenta volte più basse rispetto a quelle dei semi delle graminacee che provocano il raffreddore da fieno. Il polline di ambrosia è inoltre particolarmente piccolo, il che favorisce la sua inalazione profonda. L'allergia all' ambrosia chiude, per così dire, l'estate, dato che ha insorgenza tardiva, con il picco iniziale proprio a fine agosto-inizio settembre, al rientro dalle vacanze. I suoi sintomi sono quelli tipici delle pollinosi (occhi rossi e gonfi, raffreddore, naso che cola, tosse persistente), e possono talvolta arrivare a delle vere e proprie crisi asmatiche, con difficoltà di respiro e senso di soffocamento. Come se non bastasse, tutte le parti della pianta sono in grado di provocare allergie cutanee per semplice contatto, la pianta è evitata per il suo sapore amaro da tutti gli erbivori, e resiste ai più comuni parassiti delle piante. Insomma, una vera e propria macchina da guerra.
Il costo dell'ambrosia per il Servizio Sanitario è molto pesante, quasi un milione e mezzo di Euro per la sola ALS della provincia di Milano 1 nel 2003. Il fenomeno è particolarmente grave in città, e per due ragioni. La prima è l'inquinamento, che porta ad irritazione cronica delle vie aeree, e la seconda è che il riscaldamento e la concentrazione elevata di anidride carbonica tipici dell'ambiente urbano aumentano la produzione del polline da parte della pianta. Le crisi sono sovente innescate dai temporali, in quanto l'acqua provoca l'esplosione dei granuli pollinici dei fiori. Si calcola che circa il 10% della popolazione sia sensibile in qualche modo all'ambrosia. Una singola pianta può produrre fino a tre miliardi di pollini, che possono viaggiare fino a 200 Km da sito di emissione, contaminando l'aria da agosto a ottobre. Il polline fa il suo dovere dal punto di vista riproduttivo. Ogni pianta produce infatti decine di migliaia di semi, dotati di una grande germinabilità, che conservano anche fino a quarant'anni dopo la loro caduta al suolo. I semi hanno dei piccoli aculei, già visibili ad occhio nudo, che ne facilitano l'aderenza a qualsiasi superficie. In particolare, si agganciano ai pneumatici delle auto, che poi li trasportano dovunque. Di per sé, i semi non riuscirebbero a percorre che pochi metri dalla pianta che li ha prodotti, a ragione del loro peso, ma accettano volentieri un passaggio da parte di tutto quello che si muove intorno a loro (acqua, animali, persone, veicoli). Ma come si è arrivati a questa situazione, e cosa si può fare per cercare di limitare il suo aggravarsi (la soluzione o la limitazione del problema non sembrano al momento obiettivi realizzabili)?
L'ambrosia è una pianta del Nord America, dove il 40% della popolazione ne è allergica, e si pensa sia stata introdotta in Europa nella seconda metà dell'ottocento con alcuni semi di leguminose. La pianta è stata segnalata per la prima volta in Italia in Piemonte nel 1901, ma non ha dato problemi di crescita eccessiva fino agli anni settanta, rimanendo a lungo una semplice rarità botanica. Si pensa che un primo impulso alla sua diffusione in Europa sia stato dato dallo Sbarco in Normadia e dalla presenza di mezzi motorizzati nord-americani sul continente, che ne hanno diffuso i semi, che si attaccano tenacemente ai pneumatici, un po' dappertutto.Questo ha preparato il terreno all'esplosione dell'ambrosia della fine degli anni settanta, innescata dal disturbo sistematico del territorio. Grandi opere (strade, ferrovie), cantieri edili e agricoltura intensiva portano a suoli smossi e aperti, e sono un invito a nozze per la germinazione dei semi dell'ambrosia, favorita anche dalla coltivazione intensiva di girasole e soia, di cui la pianta è un classico infestante. L'ambrosia è una pianta pioniera, che si insidia rapidamente nelle aree dove la vegetazione originaria è stata rimossa, come ai margini dei campi, ai bordi delle strade, lungo le ferrovie, nei cantieri edili. Per certi versi, l'ambrosia è il simbolo della vendetta della terra sull'uomo che le ha fatto violenza. Nei paesi dell'Est l'ambrosia è chiamata "la pianta di Stalin", perché associata alla meccanizzazione agricola promossa del regime sovietico negli anni settanta.
Diversamente dalle allergie alimentari, che sono controllabili evitando di consumare certi alimenti specifici (nocciole, soia…), c'è poco da fare per prevenire le pollinosi, ed in particolare quelle da ambrosia. Le persone particolarmente sensibili spostano le loro ferie a settembre, lasciano le aree urbane infestate da questa pianta proprio nel periodo di maggiore concentrazione pollinica nell'aria. Nulla da stupirsi se esistono in tutto il mondo associazioni per la lotta all'ambrosia, un compito molto difficile. Ambrosia deriva dal greco, e significa immortale, come il cibo che donava questa proprietà agli dei, e fa riferimento alla resistenza della pianta alle avversità. La bonifica ambientale per sfalcio coatto è stata la principale misura messa in atto in Italia. In molti comuni, chi non toglie l'ambrosia dalla sua proprietà è multato. Il taglio è efficace solo prima della fioritura, mentre favorisce la dispersione del polline se fatto su piante fiorite. Altre strategie sono l'estirpamento, molto efficace al primo apparire delle foglioline della pianta in tarda primavera, e la copertura o la pacciamatura dei terreni smossi e aperti, in modo da limitare la germinazione dei semi, ormai ubiquitari nel terreno di large aree del Nord-Italia..Il diserbo chimico ha una certa efficacia, ma la pianta sta diventando resistente a molti comuni erbicidi
Il tallone d'Achille dell'ambrosia, una specie annuale, è la sua scarsa competitività rispetto ad altre infestanti annuali . Colonizza rapidamente vasti appezzamenti violentati dall'attività umana, ma poi scompare non reggendo la competizione con altre specie ruderali. La migliore prevenzione è quindi il rispetto del territorio, e non è un caso che l'infestazione da ambrosia vada a braccetto con il degrado urbano e agricolo. Possiamo tutti contribuire alla lotta all'ambrosia estirpandola quando la vediamo, soprattutto nella tarda primavera, quando l'operazione è semplice. Dato che la pianta può provocare allergie da contatto in persone sensibili, conviene fare l'operazione indossando i guanti, eventualmente non di lattice ma di plastica per evitare problemi di allergie da contatto.