Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino
- Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.
Questa pianta relativamente anonima e tipica di ambienti degradati, ha
delle proprietà medicinali uniche, che la rendono essenziale per
la salute di milioni di persone. L' A.. annua è originaria della
Cina, da cui si è poi diffusa nelle zone temperate di tutto il
mondo, approfittando anche della crescita degli scambi commerciali con
l'Oriente. L'interesse per l' A. annua nasce con la guerra in Vietnam,
di cui rimane, e rimarrà probabilmente per sempre, l'unico esempio
di beneficio apportato all'umanità. L'Indocina è una zona
malarica, ed i campi di battaglia erano le foreste fitte e umide che la
ricoprono ancora oggi, un ambiente ideale per gli insetti e la trasmissione
della malaria. Americani e Vietcong combattevano non solo fra di loro,
ma anche con la malaria. Tuttavia, mentre i soldati americani erano equipaggiati
con moderni farmaci antimalarici, i Vietcong non avevano accesso a queste
medicine, ed erano alla mercé della malaria. Ho-Chi-Minh, che aveva
un fratello erborista, chiese allora aiuto a Mao, che in quegli anni stava
modernizzando (per così dire) la Cina.
Nella sua furia anti-occidentale, Mao fa appello alla medicina tradizionale
cinese, e promette di aiutare quello che nel giro di pochi anni sarebbe
poi diventato un paese nemico della Cina. Siamo nel pieno della Rivoluzione
Culturale e dell'epoca delle Guardie Rosse. Le Università vengono
chiuse, i Centri di ricerca smantellati ed i ricercatori mandati a lavorare
nei campi per rieducarsi. Il sistema educativo cinese è devastato,
ma i ricercatori del cosiddetto Progetto 523, incaricato da Mao di trovare
un farmaco antimalarico utilizzando le conoscenze della medicina tradizionale
cinese, scampano alla deportazione, e la loro struttura rimane attiva.
In questo clima di terrore, nel 1971 si scopre che un composto isolato
dall' A. annua e poi battezzato artemisinina, ha un'azione antimalarica
sbalorditiva, anche sulle forme cerebrali della malattia. Il lavoro viene
pubblicato nel 1977, rigorosamente in cinese, e a firma non di singoli
ricercatori ma del collettivo di ricerca, provocando scetticismo fra i
ricercatori occidentali, a cui la scoperta sembra troppo bella per essere
vera, e la struttura proposta per l'artemisinina troppo strana per essere
stabile. L'artemisinina è potentissima, e non si era mai visto
nulla di simile per combattere la malaria. Persino i ceppi malarici diventati
resistenti ai farmaci "occidentali" erano facile preda di questo
composto meraviglioso. Per Mao, morto l'anno prima, sarebbe stata la metafora
della rivincita della tradizione cinese sulla tecnologia occidentale,
anche se la ricetta della medicina tradizionale cinese per l'utilizzo
della pianta contro la febbre intermittente comporta un riscaldamento
eccessivo che degrada completamente l'artemisinina. Se i ricercatori si
fossero attenuti alla lettera alla ricetta della medicina cinese, l'artemisinina
non sarebbe mai stata scoperta. Alla fine degli anni settanta era ormai
chiaro che i cinesi avevano scoperto qualcosa di importante per il trattamento
della malaria, ma l'OMS incontrò molte difficoltà a convincere
la Cina a condividere i suoi dati con il resto del mondo, ed in particolare
i paesi occidentali.
Il primo articolo sull'artemisinina fu pubblicato dai ricercatori cinesi
su una rivista internazionale solo nel 1982, non più a nome del
collettivo 523, ma del ricercatore che scoprì effettivamente il
composto (siamo ai tempi di Deng Xiaoping della "primavera di Pechino").
Con sorpresa, si scoprì che era una donna, You-You Tu. Tu fu una
vera e propria eroina, una sorta di Marie Curie della medicina. Furono
le sue conoscenze della medicina cinese a farle capire l'importanza di
una ricetta trovata in un antico erbario del 300, in cui, per curare la
febbre, si usava il succo della pianta fresca, e non una tisana della
pianta secca. Queste condizioni di estrazione non degradavano l'artemisinina,
e finalmente si riuscì a trovare un estratto attivo. Per ovviare
alle ristrettezze materiali imposte dalla Rivoluzione Culturale, Tu ed
i suoi collaboratori furono i primi volontari a cui il farmaco venne somministrato
per valutarne la tossicità, che, per fortuna, risultò bassissima.
Quando USA e Cina ristabilirono relazioni diplomatiche, fra i tanti punti
nell'agenda che Deng e Carter discussero nel loro primo incontro ci fu
pure l'artemisinina, oggi diventata, dopo addomesticamento chimico per
migliorarne l'assorbimento, un componente essenziale nei cocktail di farmaci
usati per il trattamento della malaria. L'artemisinina è anche
in studio come agente antitumorale.
L' A. annua cresce rigogliosa nei nostri incolti, dove ne faremmo magari
a meno visto il suo aspetto non proprio idilliaco, ma ha difficoltà
a crescere dove ce ne sarebbe invece più bisogno, cioè in
Africa. Oltre il 90% delle persone che muoiono di malaria sono africani,
sovente bambini piccoli con meno di 5 anni, ma il clima africano non è,
in genere, adatto alla crescita della pianta perché troppo caldo
e secco. D'altro canto, in molti paesi africani la povertà è
tale da rendere impossibile terapie il cui costo giornaliero sia superiore
al dollaro. Con un costo medio di 100 Euro/Kg, l'artemisinina è
per noi un farmaco molto economico (la vincristina che ha trasformato
la leucemia infantile in una malattia curabile costa oltre un milione
di euro al Kg, ed è stata a lungo commercializzata a prezzo politico
e non di mercato). Un dollaro al giorno è il reddito di molte famiglie
africane, e rappresenta un costo proibitivo per un farmaco. L'artemisinina
è ancora oggi un enigma scientifico. Funziona, ma non si sa bene
come, in barba alle ambizioni della moderna ricerca farmaceutica. Una
tisana di foglie della pianta rappresenterebbe una forma economica di
terapia, ed è stato dimostrato che l'artemisinina è assorbita
da infusi di A. annua preparati con acqua calda e non bollente. Negli
infusi sono anche presenti composti che potenziano l'azione antimalarica
della artemisinina e ne facilitano l'assorbimento, che rimane, tuttavia,
molto variabile. Dato che il contenuto di artemisinina della pianta è
ancora più variabile, l'OMS sconsiglia non solo l'utilizzo dell'artemisinina
in monoterapia (cioè non in combinazione con altri farmaci antimalarici),
ma, soprattutto, l'utilizzo di decotti della pianta come alternativa al
prodotto puro. Dosi sub-ottimali di artemisinina non associate ad altri
farmaci antimalarici finirebbero infatti per selezionare varietà
resistenti di parassita della malaria.
E' la stessa ragione per cui non completare i trattamenti antibiotici
prescritti dal medico è una specie di sabotaggio al sistema sanitario.
Ci si sente meglio perché la malattia è sotto controllo
ed i suoi sintomi sono passati, ma l'agente infettivo non è stato
eliminato, è stato semplicemente decimato, selezionando "reduci"
resistenti al farmaco, pronti ad attaccare di nuovo alla prima occasione,
e resistenti al farmaco usato in precedenza.
Le piante hanno giocato un ruolo chiave nella storia dell'umanità.
Personaggi come Colombo, Vasco de Gama e Magellano, prima ancora di essere
esploratori, erano cercatori di piante, e fu il pepe più che la
voglia di sapere e conoscere ad innescare l'Eta' delle Esplorazioni. L'
Artemisia annua ci ricorda quanta storia abbiano da raccontarci e quanto
rispetto dovremmo portare anche quelle che ci sembrano solo delle piante
anonime che crescono in ambienti degradati quali i binari di una stazione
od il bordo di una discarica.
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