Caratteristiche Pianta erbacea, alta fino a 3 m, con radice verticale
ingrossata e fusto eretto,spesso arrossato, glabro.
Foglie alterne, lamina lanceolata, intere; la pagina superiore è
di un verde brillante, mentre quella inferiore è verde opaca con
nervature prominenti.
I fiori crescono in densi racemi eretti, lunghi fino a 15 cm opposti alle
foglie.
I frutti col diametro di un cm, sono simili a bacche, esteriormente rigati
sono di colore rosso porpora scuro tendente al nero ed hanno la forma
di una zucca marcata da 10 coste corrispondenti ai ai 10 semi contenuti
nel suo interno. Sono riuniti in grappoli persistenti e diventano penduli
a maturazione per un graduale incurvamento dei peduncoli verso il basso
Habitat: Orti, incolti
Proprietà farmaceutiche: Emetiche, narcotiche, coloranti.
Uso in cucina: Veniva usata per colorare il vino dopo adeguato
trattamento. Le foglie sono alle volte usate come alimento.
Si consiglia di limitare l'uso in cucina della pianta e dal punto di vista
farmaceutico usarre solo sotto controllo medico.
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Nota: Usata con una certa frequenza pare abbia provocato un calo
nei globuli rossi del sangue.
------- La fitolacca contiene delle saponine
emolitiche, in grado di provocare la lisi dei globuli rossi, e proprio
per questo è classificata come pianta velenosa. In genere l'assorbimento
non è molto grande.
Ancora:
1. le giovani foglie della fitolacca sono eduli, anche se il consumo non
è scevro da potenziale tossicità. E' però molto importante
fare bollire le giovani foglie in acqua e buttare via l'acqua di bollitura.
Sarebbe opportuno ripetere questo due volte prima di consumare la pianta.
2. La pianta contiene delle saponine ma, soprattutto, una proteina (lectina)
simile, ma ovviamente meno tossica, alla ricina del ricino, e che induce
la proliferazione dei linfociti T, il cui aumento è un sintomo
diagnostico dell'intossicazione.
Non sono state trovate notizie riguardo all'anemia. I disturbi ematici
tipici sono, in base alla letteratura, non una diminuzione del conteggio
dei globuli rossi, ma un aumento dei globuli bianchi, ed in particolare
dei linfociti T.
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Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino
- Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.
La fitolacca, anche nota come uva turca, è una pianta di origine
nordamericana. Introdotta in Europa all'inizio del Seicento come pianta
ornamentale, è poi sfuggita rapidamente alla coltivazione, diffondendosi
allo stato spontaneo un po'dappertutto. Non è quindi un anacronismo
il fatto che il Manzoni, molto attento ai dettagli filologici e botanici,
la citi come lussureggiante nella vigna abbandonata di Renzo nel capitolo
XXXIII dei Promessi Sposi (...Tra questa marmaglia di piante ce n'era
alcune di piú rilevate e vistose, non però migliori, almeno
la piú parte: l'uva turca, piú alta di tutte, co' suoi rami
allargati, rosseggianti, co' suoi pomposi foglioni verdecupi, alcuni già
orlati di porpora, co' suoi grappoli ripiegati, guarniti di bacche paonazze
al basso, piú su di porporine, poi di verdi, e in cima di fiorellini
biancastri). La rapidità di diffusione della pianta, anche a lunga
distanza, è legata al fatto che la dispersione dei semi è
aviaria, mediata cioè dagli uccelli, che sono attratti dal bel
colore porporino dei frutti, di cui sono ghiotti. Gli uccelli trangugiano,
per così dire, quello che mangiano, senza masticarlo. Per questa
ragione, non sono sensibili alle tossine della pianta, che vengono liberate
solo dalla rottura meccanica dei semi, che attraversano intatti il canale
alimentare degli uccelli e vengono espulsi con le feci.
La fitolacca è una pianta molto interessante, che può essere
una ghiottoneria culinaria per il raccoglitore accorto, un veleno potente
per chi non la conosce, od un vero e proprio laboratorio farmaceutico
per il ricercatore. I giovani germogli della pianta sono una delizia gastronomica,
immortalata nella canzone Poke (Polk) Salad Annie del cantante americano
Tony Joe White, una delle canzoni più popolari degli anni sessanta,
resa famosa da Elvis Presley e incisa anche da Tom Jones (poke è
il nome americano della pianta, derivato dal termine che gli indiani Cherokees
usavano per indicare il colore). I giovani getti della pianta si cucinano
più o meno come gli asparagi, ma bisogna prestare molta attenzione
nella loro raccolta e cottura. I getti vanno raccolti in primavera, quando
sono ancora corti (meno di 30 cm), e con le giovani foglie ancora arrotolate
in cima, e prive di venature rossastre. La raccolta fa fatta avendo cura
di non prendere anche delle parti di radici, che sono velenose, ed è
quindi importante tagliare i getti e non sradicarli. Una volta raccolti,
i getti sono bolliti due volte in acqua, avendo cura di scolarli bene
e buttare via l'acqua della prima cottura, eliminando così le tossine
della pianta, che sono solubili in acqua. A questo punto possono essere
consumati, conditi anche solo con un pizzico di olio d'oliva per apprezzarne
il sapore particolarmente gustoso, o utilizzati per fare frittate. Negli
USA è possibile acquistare i getti lessati in scatola, da noi,
se proprio uno vuole gustarli, deve fare da solo. Le associazioni mediche
degli USA cercano di disincentivare il consumo della fitolacca, anche
bollita tre volte, in quanto vengono registrati ogni anno casi di avvelenamento
più o meno grave.
Getti primaverili a parte, tutta la pianta è velenosa, contenendo
un cocktail di composti dannosi per la salute. Ci sono alte concentrazioni
di saponine (fitolaccosidi), irritanti per lo stomaco ed il canale alimentare.
Questi composti provocano vomito e diarrea violente, che insorgono con
un certo ritardo (circa 2 ore) dopo l'ingestione. I casi di avvelenamento
riguardano tutti raccoglitori inesperti, che avevano disatteso le indicazioni
per la raccolta e la preparazione dei getti, o bambini attratti dal bel
colore blu dei frutti, che somiglia un po' a quello dei mirtilli. La risposta
vagale alle saponine è tale da tradursi addirittura in un blocco
cardiaco. Vomito e diarrea servono ad impedire l'assorbimento di composti
molto velenosi, una serie di proteine che inattivano i ribosomi, la catena
di montaggio delle proteine, o che si legano agli zuccheri presenti nel
decoro delle proteine (lectine). La fitolacca contiene anche un'interessante
proteina anti-virale, che è stata studiata per bloccare a livello
vaginale il contagio dal virus dell'HIV.
I frutti sono vistosamente colorati e contengono dei grossi semi nerastri
e molto velenosi. Il colore del succo è simile a quello dell'uva
nera, ed è stato usato per "rinforzare" il colore di
vini troppo pallidi, un uso pericolo per la possibile contaminazione dalle
saponine o dalle proteine tossiche della pianta. Gli indiani d'America
usavano il succo come colorante per vestiti, piume e frecce. Il succo
della pianta è anche stato usato come inchiostro, e molte lettere
della guerra civile americana sono state scritte usando questo inchiostro
vegetale, che è ancora leggibile oggi. I composti colorati della
fitolacca non hanno nulla a spartire con quelli del mirtillo e dei frutti
di bosco, dato che sono betacianine e non antocianine, derivati indolici
e non flavonoidi. Il colorante della fitolacca è quindi un parente
di quello della barbabietola e non di quello del mirtillo. La radice della
fitolacca è stata anche usata in medicina come emetico e per il
trattamento dell'artrite, usi tutti e due obsoleti e pericolosi per la
velenosità della pianta.
Un ultimo punto. Se vediamo la fitolacca la dobbiamo distruggere per il
pericolo di avvelenamento o lasciar crescere, godendone gli aspetti ornamentali?
Se la pianta cresce vicino a giardini pubblici frequentati da bambini,
è senz'altro meglio estirparla, negli altri casi, la si può
invece lasciar stare. Da evitare in ogni caso, a meno di infestazione
massiva, il diserbo chimico con i derivati del 2D, cui la pianta è
particolarmente sensibile, ma che possono poi inquinare il terreno.
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