Famiglia: Amarantacee
Nome volgare: Amaranto
Caratteristiche: Pianta erbacea annuale di color verde pallido.
Pannocchia densa con la spiga terminale poco più lunga della laterali.
Foglie ovato romboidali.
La pianta adulta, eretta e ramificata sin dalla base, assume forma di
cespuglio raggiungendo unaltezza media di 80-100 cm; tuttavia, le
dimensioni sono assai variabili in relazione alle condizioni del terreno
e possono anche arrivare a 2 m in terreni molto fertili, così come
non possono superare i pochi centimetri in situazioni avverse. Lapparato
radicale è fittonante e si sviluppa a profondità notevoli.
Lamaranto ha buona efficienza fotosintetica; deve essere considerata
una specie molto competitiva anche per il fatto che è in grado
di sottrarre una notevole quantità di elementi nutritivi alle colture.
I fiori sono piccoli e di colore verde, vengono prodotti in pannocchie
terminali dense e compatte lunghe fino a 16 centimetri. Si ritrovano delle
piccole infiorescenze anche tra il gambo e il picciolo delle foglie. I
fiori maschili e quelli femminili sono sulla stessa pianta. Ogni pannocchia
terminale contiene molte spighe densamente impacchettate che hanno brattee
lunghe 4 - 8 millimetri. produce molti semi che possono rimanere vitali
anche per 5 anni.
Si riproduce solo per seme e una pianta può arrivare a produrne
fino a 1 milione (mediamente oltre 200.000) che rimangono vitali nel terreno
per circa 20 anni.
Per la germinazione, stimolata dalla luce (il seme deve perciò
trovarsi in superficie), sono necessarie temperature abbastanza elevate,
fatto che porta questa specie ad emergere durante il periodo primaverile-estivo
e di conseguenza ad infestare le colture che svolgono il loro ciclo in
tale periodo, ed in particolare modo quelle sarchiate.
Habitat: Cresce ai bordi dei prati e dei sentieri; molto comune.0-900
m. Giugno ottobre
Proprietà farmaceutiche:
Uso in cucina: Le foglie giovani vengono usate in insalata, per
ripieni o per colorare di verde la pasta.
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Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino
- Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.
L'amaranto comune (A. retroflexus) si presenta come un vero e proprio
paradosso botanico. Con i suoi fiori verdi e anonimi delude infatti le
attese di qualcosa di rosso vivo, di "amaranto", come il nome
farebbe invece aspettare. Amaranto è un termine di derivazione
greca, che significa "che non appassisce" e che fa riferimento
alle proprietà dei fiori di conservare a lungo il loro colore anche
dopo l'essicamento. Molti amaranti hanno dei fiori vistosamente rossi,
e per questa ragione il nome amaranto ha finito per acquisire una valenza
cromatica, come è successo anche al termine indaco, che in origine
faceva semplicemente riferimento all'India, luogo di origine della pianta
da cui si otteneva il colore. Una celebre favola di Esopo è centrata
sul dialogo fra la rosa e l'amaranto per esemplificare la differenza fra
la bellezza caduca e quella duratura. L'amaranto invidia la rosa per il
colore e profumo dei suoi fiori, ma la rosa risponde che i suoi fiori
durano poco e subito appassiscono, mentre quelli dell'amaranto mantengono
il loro colore anche dopo essere stati tagliati.
L'amaranto comune è una macchina da semi. Ne produce fino a un
milione, che rimangono vitali nel terreno fino a vent'anni. Nessuna sorpresa
quindi se la pianta è così diffusa in tutti gli incolti.
L'amaranto è anche una pianta dalla vitalità impressionante,
diventata resistente anche ai più moderni erbicidi, glifosato incluso,
e per questo sovente citata nei dibattiti sugli OGM da chi sostiene che
l'introduzione su larga scala delle piante modificate geneticamente porta
a modifiche ambientali su larga scala. L'amaranto comune è una
pianta di origine americana, involontariamente introdotta in Europa nei
secoli passati, ed ora diventata infestante. Gli amaranti erano fra le
più importanti piante alimentari delle popolazione del Nuovo Mondo,
ed in modo particolare per gli Aztechi ed i Maya, il cui apporto calorico
derivava per l'80% dall'amaranto.
Gli amaranti sono infatti fra le poche piante completamente eduli, dalle
foglie ai semi ed alle radici. Il loro gusto ricorda, rispettivamente,
quello degli spinaci, delle nocciole e, addirittura, del latte fresco.
Gli amaranti crescono bene anche in terreni aridi, perché, diversamente
da mais e riso, hanno scarse esigenze idriche. Il valore nutrizionale
dei loro semi è, a dir poco, eccezionale. Sono ricchi di proteine
ad alta digeribilità, superiore addirittura a quelle del latte,
e con un contenuto di lisina, un amminoacido essenziale, molto alto rispetto
ai cereali, che ne sono invece carenti. Questa è la ragione per
cui i semi di amaranto sono sovente combinati alle graminacee, il cui
profilo nutrizionale è completato dalla presenza di lisina e di
mucillaggini nei semi di amaranto. A loro volta, i cereali migliorano
il profilo dell'amaranto con il loro contenuto in due amminoacidi (trenonina
e leucina) di cui l'amaranto è, invece, carente. L'effetto globale
è quello di una sinergia nutrizionale, con inoltre un effetto salutistico
legato alla presenza di mucillaggini nell'amaranto. Nessuna sorpresa quindi
che l'amaranto sia considerato la pianta alimentare del futuro. Totalmente
digiuni di conoscenze nutrizionali, gli Spagnoli perseguirono invece la
sua sostituzione sistematica con il mais nei loro domini americani.
La pianta del mais, con i suoi semi più grandi, sembrava più
idonea alla coltivazione, nonostante il dispendio idrico che la sua coltura
comporta.
C'era poi anche una seconda ragione, legata all'uso rituale dei semi di
amaranto per fare, impastati con succo d'agave e sangue umano, delle figurine
che erano poi spezzettate e distribuite durante cerimonie religiose azteche
che sembravano una parodia dell'Eucarestia. La detenzione di semi di amaranto
era punita con il taglio della mano, e la coltivazione cessò quasi
del tutto. La moderna ricerca ha confermato l'eccellenza nutrizionale
dell'amaranto e la saggezza dietetica delle popolazioni americane, mentre,
dall'altro lato del mondo, in Estremo Oriente, le foglie di amaranto sono
da sempre un ingrediente importante della cucina indiana, indonesiana
e cinese.
Tutti gli amaranti sono commestibili, anche quello comune. Le giovani
piante possono essere consumate intere, sia crude che lessate, mentre
i semi si possono grigliare o ridurre in farina poi utilizzata per prodotti
da forno e panificazione. Non contenendo glutine, la farina di amaranto
è adatta ai celiaci, ma proprio per la mancanza del glutine non
lievita bene, e quindi non può essere panificata in purezza, ma
solo diluita con farina di grano od altri cereali a glutine (kamut, farro).
Si parla sovente di sovrappopolazione del mondo, e delle crisi alimentari
che dovremo affrontare in un futuro forse prossimo, ed è curioso
pensare che la scienza abbia identificato in questa pianta che fa proprio
nulla per farsi notare una delle possibili soluzioni. Il futuro è,
letteralmente, a portata di mano, e quello che la nostra mano oggi strappa
e butta via, potrebbe in futuro diventare vitale. Come è stato
osservato, le erbacce sono semplicemente delle piante di cui non abbiamo
ancora imparato a conoscerne le virtù.
Un'ultima nota riguarda quella che è stata un' importante controversie
salutistica , cioè la cancerogenicità del colorante amaranto.
La pianta non c'entra nulla, e si tratta di un colorante sintetico il
cui colore è ispirato a quello dei fiori di alcune varietà
di amaranto. Negli anni settanta, il divieto di usare il colorante amaranto,
un sospetto cancerogeno, in cibi e cosmetici divenne una causa ambientalista
famosa negli USA. Alla fine, il colorante fu vietato, anche se le prove
di tossicità erano alquanto dubbie, e la decisione fu probabilmente
presa sull'onda emotiva della campagna stampa. Forse tutte queste energie
per un futuro più salubre avrebbero potuto essere spese per una
causa migliore, lasciando in pace il povero amaranto di sintesi, usato
in dosi omeopatiche per colorare di rosso gli alimenti e ancora permesso
nella Comunità Europea, dove è noto come E123.
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