Arum maculatum L.
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Famiglia Araceae Nome volgare Gigaro Caratteristiche Pianta perenne e glabra di aspetto erbaceo, eretto,
alta sino a 30 cm, con un rizoma ovoide, tuberiforme sotterraneo, dal
quale in autunno si sviluppano le foglie. Le foglie sono di colore verde
scuro; nel caso dell'Arum maculatum si presentano con le solite macchie
bruno-violacee. Habitat Cresce nei boschi e nei luoghi freschi e ombrosi. (0-1600 m.) Proprietà farmaceutiche: Antireumatiche, antigottose. Tutte
le specie sono velenose: evitare assolutamente l'uso casalingo. |
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--Radice | |||||
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Altre specie Arum italicum
Diffusione Comune. Sostanze contenute Saponine, bassorina, amido, olio grasso, leroina,
glucosidi cianogenici nei semi. Curiosità Una leggenda dice che la pianta cresceva ai piedi della croce del Calvario e che le gocce di sangue cadute sono l'origine delle foglie macchiate. |
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Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves Il gigaro è considerato fra le piante più velenose della
nostra flora, ma, sorprendentemente, si sa ancora poco sui suoi principi
tossici. Più che di vera e propria velenosità, si dovrebbe
parlare di potere irritante. Tutte le parti della pianta, ed in particolare
i bei frutti rossi, contengono infatti composti fortemente irritanti per
le mucose. Il medico rinascimentale Castore Durante ricorda un uso curioso
del rizoma, che, essiccato e polverizzato, era aggiunto durante i banchetti
alle portate destinate ad ospiti non graditi o troppo ciarlieri. Gli effetti
sulla mucosa della bocca erano tali da impedire ai malcapitati di parlare
o di continuare a mangiare, e questo utilizzo curioso era anche diffuso
nel Nord Europa. Si sa molto poco sui principi irritanti del gigaro. Si
tratta di composti distrutti dal calore, perché, dopo bollitura,
il rizoma diventa edule, e, mescolato alle rape era un piatto classico
della cucina romana, decantato da Plinio e Galeno per le sue proprietà
salutari. Gli estratti del gigaro emanano odore " di topo",
ed è stata sospettata la presenza di coniina ed alcaloidi piridinici,
smentita tuttavia da analisi recenti. Parte del potere irritante della
pianta potrebbe essere dovuto semplicemente alle alte concentrazioni di
cristalli di ossalato di calcio. Casi di avvelenamento letale sono solo
stati descritti in animali. I frutti, di un bel colore rosso vivo, sono
all'inizio dolciastri, ma, a questa sensazione gradevole subentra rapidamente
un intenso bruciore della cavità orale, cui seguono nausea e vomito.
Caratteristica è anche l'insorgenza di tingling, la sensazione
di scossa elettrica che si ha mettendosi una pila sulla lingua. L'avvelenamento
suicida con la pianta (frutti e foglie) provoca, oltre a tumefazione della
mucosa orale, dilatazione della pupilla (midriasi), coma e convulsioni,
e non è spiegabile semplicemente con la presenza di ossalato di
calcio o di saponine.
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