Bryonia
dioica L. | ||||||
Famiglia: Cucurbitaceae Nome volgare: Zucca selvatica Caratteristiche: Pianta erbacea vivace con una robusta radice
carnosa a fittone da cui si origina un fusto sottile rampicante, munito
di robusti cirri, lungo da due a quattro metri e spesso peloso e ispido. Habitat: Diffusa nelle stazioni aride e sabbiose incolte e nei ruderati. 0-800 m. Aprile giugno Diffusione Molto comune Sostanze contenute Triterpeni pentacoclici e tetraciclici, alcaloide brionicina, glucosidi, olio essenziale. Proprietà farmaceutiche: La droga ricavata dai frutti
veniva usata nelle uremie, edemi polmonari ed anche dagli avvelenamenti da narcotici. Uso in cucina: Seppur sia comune l'uso di alcune
punte in aggiunta ad altre erbe per preparare minestre e frittate primaverili,
bisogna tener presente che tutta la pianta è velenosa, in
particolare le bacche che rimangono attaccate ai piccoli fusti anche molto
tempo dopo che le foglie sono avvizzite: si ritiene, infatti, che ne bastino
una quindicina per uccidere un bambino che le ingerisca. Questa specie
si arrampica sulle siepi per mezzo di viticci che nascono alla base dei
piccioli fogliari e che, quando toccano un ramoscello, vi si avvinghiano.
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Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves. Le belle bacche rosse della brionia ricordano un po' il ribes, e attirano i bambini anche se il loro sapore è acre e tutt'altro che gradevole. L'ingestione di 6-8 bacche è sufficiente per fare insorgere il vomito e 30-40 bacche sono considerate letali. Le radici della pianta contengono triterpeni molto irritanti e tossici (cucurbitacine), che sono, probabilmente, anche responsabili dei sintomi osservati per l'ingestione dei frutti. | ||||||