Chelidonium majus
L.
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Famiglia Papaveracee Nome volgare Celidonia, erba porraia
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Caratteristiche Pianta erbacea perenne con un rizoma ramificato
lungo 10 cm, la corteccia è bruna o rossiccia, l'interno è
giallo; il fusto, alto 50-70 cm, è eretto, ramificato con i nodi
ingrossati e provvisto di lunghi peli. Tutta la pianta contiene un latice
giallo-aranciato ad azione caustica. Habitat Cresce nei ruderati e in terreni calcarei. Diffusione Molto comune Sostanze contenute Il lattice contiene degli alcaloidi tossici di cui, ad oggi, sono conosciuti circa venti componenti.(Chelidonina, protopina, sanguinarina, berberina, coptisina, santimarina, stilopina) Inoltre acodo delodonico, flavonoidi, saponine. Parti velenose della pianta Tutta la pianta Proprietà farmaceutiche Il latice, di color arancione,
che sgorga della Chelidonia fresca spezzata è caustico sulla pelle
e viene impiegato per il trattamento di verruche e porri Curiosità Tra le tante leggende che accompagnano l'erba
dei porri ricordiamo quella secondo la quale una goccia di latice lasciata
cadere su un dente cariato è in grado di calmarne il dolore lancinante.
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Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves. Veniva considerata un dono divino (coeli donum), ed utilizzata a livello cutaneo per la rimozione di calli e verruche, e, internamente, come digestivo e coleretico, in quanto il colore del lattice ricorda quello della bile. La velenosità della pianta è stata esagerata, e l'odore sgradevole ed il sapore aspro del suo lattice sono un deterrente per la sua ingestione. Il lattice di colore giallo intenso contiene alcaloidi (chelidonina, sanguinaria, cheleritrina) che hanno la proprietà di fissarsi alla pelle. Diversamente da quanto riportato in alcuni testi, il lattice della pianta non è irritante, ma impartisce alla pelle una colorazione gialla duratura. La fluorescenza degli alcaloidi è infatti rivelabile anche alcune settimane dopo la loro applicazione sulla cute. La pianta è ancora oggi utilizzata con successo per la rimozione delle verruche, mentre tutti gli altri usi sono da considerarsi obsoleti. |
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Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice. La chelidonia è stata in passato un'importante pianta medicinale.
L'aspetto del fiore potrebbe trarre in inganno, dato che la disposizione
a croce dei petali la fa assomigliare ad una crucifera. Tuttavia, l'abbondanza
degli stami e la produzione copiosa di un lattice la fanno subito e correttamente
imparentare con il papavero. Veniva considerata un dono divino (coeli
donum) dagli scrittori rinascimentali, ed utilizzata a livello cutaneo
per la rimozione di calli e verruche, e, internamente, come digestivo
e coleretico, in quanto il colore del lattice ricorda quello della bile.
Si tratta una delle piante medicinali più importanti della medicina
greco-romana. Secondo Dioscoride, il nome chelidonia deriverebbe dal termine
greco chelidòn, che significa rondine, e farebbe riferimento al
fatto che la pianta spunta quando ritornano nei nostri cieli le rondini,
od alla leggenda secondo la quale le rondini strofinerebbero le foglie
della pianta sugli occhi dei loro piccoli per aprirgli gli occhi. La pianta
è probabilmente velenosa, ma l'odore sgradevole ed il sapore aspro
del suo lattice sono un deterrente alla sua ingestione. Il lattice di
colore giallo intenso contiene alcaloidi colorati in giallo-arancione
(cheleritrina e cheleritrina) o rosso (sanguinaria) che hanno la proprietà
di fissarsi alla pelle. Il lattice della pianta non è particolarmente
irritante, ma impartisce alla pelle una colorazione gialla duratura, e
la fluorescenza degli alcaloidi è infatti rivelabile anche alcune
settimane dopo la loro applicazione sulla pelle. La produzione degli alcaloidi
varia nel corso della giornata e delle stagioni, raggiungendo il massimo
alla sera ed in estate. Questa è la ragione per cui il colore del
lattice è più intenso la sera rispetto al mattino. La chelidonia
è ancora oggi utilizzata con successo per la rimozione delle verruche,
mentre tutti gli altri usi sono da considerarsi obsoleti. La pianta è
nota alle cronache mediche per le polemiche legate ad un derivato della
sua frazione alcaloidica (Ukrain) che avrebbe miracolose proprietà
antitumorali nell'uomo, e che rappresenta una dei più famosi trattamenti
"alternativi" del cancro. In mancanza di studi controllati e
di una caratterizzazione precisa del prodotto, risulta difficile valutare
il reale valore medico di Ukrain. |