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Nome volgare Cicuta maggiore
Caratteristiche Pianta erbacea biennale o perenne dall'odore sgradevole
alta fino a 200 cm. Fusto etetto striato generalmente macchiato di rosso
violaceo, bucato con vuoto interno fino a 2 cm. Foglie basali con guaina
rosso striata; lamina 3-4 pennatosette. Ombrelle composte con 8 -20 raggi.
Quelle terminali con fiori ermafroditi, quelle laterali con fiori maschili
e ermafroditi.. Brattee strettamente triangolari; bratteole 3 (raramente
di più) dal lato esterno dell'ombrelletta anch'esse triangolari
e bordate di bianco.
Il frutto è ovoide, si divide a maturità in due acheni,
muniti di 5 costole prominenti, ondulate-crenate.
Habitat Cresce nei campi, luoghi incolti, tra le macerie. ai margini
delle strade. Fiorisce maggio luglio
Luogo e tempo di ritrovamento Ceva - Giugno
Diffusione Molto comune
Parti velenose della pianta Tutte le parti della pianta sono tossiche,
ma i semi contengono la maggiore concentrazione di sostanze velenose.
Si ritiene che la dose letale per un essere umano sia di qualche grammo
di frutti verdi.
Proprietà farmaceutiche Pianta molto velenosa. Proprietà
Curarosimili, paralizzanti, antisposmodiche, sedative.
Sostanze contenute Contiene glucosidi flavonoidi, curarina, olii
essenziali e una miscela di alcaloidi tra cui la coniina (il componente
più pericoloso presente nella pianta)
Nota Sono tre le specie di Cicuta, tutti e tre appartenenti al
genere delle ombrellifere e tutte velenose.
Cicuta maggiore (Conium maculatum): è la più comune, passata
alla storia per essere stata la bevanda mortale di Socrate. È una
pianta erbacea, alta fino a due metri, con caratteristiche macchie rosso
vinoso sul fusto e dai piccoli fiori bianchi disposti ad ombrella. La
pianta può essere confusa con il prezzemolo quando è giovane,
ma se ne distingue per uno sgradevole odore di urina di topo. La sostanza
tossica è la coniina.
Cicuta minore (Aethusa cynapium): somiglia molto alla precedente, da cui
si differenzia per lintenso odore di aglio e nel contempo fetido.
La sostanza tossica è la cinapina, che al pari della coniina determina
un quadro tossico caratterizzato da nausea, vomito, rallentamento della
frequenza cardiaca e progressiva paralisi muscolare che conduce allinsufficienza
respiratoria ed arresto cardiaco. Rara
Cicuta acquatica (Cicuta virosa) (Assente in provincia di Cuneo): cresce
in zone acquitrinose con fusto alto e fiori bianchi ad ombrella. La sostanza
tossica è la cicutossina che determina precoce comparsa di vomito
e la diarrea; quindi, dopo circa una-due ore compaiono le convulsioni.
Attenzione al consumo di allodole e altri piccoli uccelli, cacciati nel
periodo primaverile. I volatili sono resistenti agli effetti della cicuta
ed in primavera si nutrono dei germogli che appena spuntati sono inodori.
Sono stati segnalati casi di intossicazione, con una sintomatologia simile
a quella precedentemente descritta per la cicuta, dopo ingestione di volatili
che si fossero nutriti di germogli di tali piante.
Le radici, fusiformi e biancastre, si possono confondere con quelle della
pastinaca, che sono commestibili.
Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano -
Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves.
La cicuta è, con il tasso, la pianta velenosa più famosa,
e non è un caso che la società promotrice dell'eutanasia
sia nota come "Società della cicuta" (Hemlock Society
in Inglese). La pena di morte per avvelenamento da semi (più propriamente,
frutti) di cicuta fu introdotta ad Atene già nel quinto secolo
AC, e la vittima più illustre ne fu Socrate. Platone ci ha lasciato
una descrizione della morte di Socrate che poco si adatta al profilo tossicologico
della cicuta, ed è quindi probabile che la pozione letale ateniese
contenesse anche altre piante e non fosse un semplice estratto di semi
di cicuta. E' anche possibile che Platone abbia "nobilitato"
i sintomi della morte di Socrate, evitando di menzionare quelli più
debilitanti. La cicuta sembra volerci avvertire della sua velenosità.
E' facilmente riconoscibile per le strie rosse sul fusto, e le sue foglie,
se stropicciate, emanano un caratteristico odore "di topo",
correlato alla presenza di alcaloidi volatili che ne costituiscono anche
il principio tossico. L'odore caratteristico del topo è dovuto
ad un composto molto semplice, l'acetammide, che non ha nulla a che vedere
con la struttura, pur semplice, degli alcaloidi tossici della cicuta.
La presenza di odore "di topo" in una pianta fa sospettare fortemente
la presenza degli alcaloidi della cicuta. Sfruttando l'indicazione olfattiva
rappresentata da questo odore inconfondibile, è stata rilevata
la presenza dei principi tossici della cicuta anche in tutta una serie
di piante non correlate alla cicuta, come alcune specie africane di aloe
e persino una pianta carnivora, che si serve di questi composti per paralizzare
gli insetti che cadono sue prede.
I principi tossici della cicuta sono una serie di alcaloidi, i più
importanti dei quali sono la coniina (primo alcaloide ad essere sintetizzato
in laboratorio!) e la gamma-coniceina, molto più velenosa. Il rapporto
fra questi composti varia nel corso dello sviluppo della pianta. Le piante
in crescita vegetativa contengono soprattutto gamma-coniceina, e sono
più tossiche di quelle in riposo e dei semi, dove invece prevale
la coniina. Coniina e gamma-coniceina sono degli analoghi biologici della
nicotina, ed i sintomi dell' avvelenamento da cicuta sono quelli classici
di questo tipo di neurotossine (salivazione, tremori muscolari, spasmi,
con infine morte per collasso respiratorio).
La dose letale per un adulto è rappresentata da una manciata di
frutti immaturi (più tossici di quelli maturi) o di una decina
di foglie.
L'avvelenamento umano per ingestione della pianta è raro, e la
più comune forma di intossicazione è quella indiretta, mediata
da uccelli, come la quaglia, che possono mangiare impunemente la cicuta
e ne accumulano i principi tossici nella loro carne. Casi di avvelenamento
di questo tipo sono stati descritti di recente anche in Italia, e la narrazione
biblica degli uccelli avvelenati piovuti sugli ebrei erranti nel Sinai
fa probabilmente riferimento ad un avvelenamento di questo tipo. Se la
nostra cicuta fa di tutto per farsi riconoscere e metterci in guardia,
un'altra cicuta è ben più pericolosa. Si tratta della pianta
erbacea Cicuta virosa, da cui le Alpi sembrano aver largamente schermato
l'Italia. Le tossine di questa pianta (derivati acetilenici completamente
diversi dagli alcaloidi di Conium maculatum) non sono amari, e, al posto
dell'odore di topo, questa pianta ha invece un profumo non sgradevole.
La velenosità della pianta è tale che è stato descritto
un caso di avvelenamento gravissimo in alcuni bambini americani avevano
usato il fusto cavo di questa pianta come cerbottana.
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