Daphne mezereum L.
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Famiglia: Timelaeaceae Nome volgare: Camelea Caratteristiche: Arbusto deciduo, legnoso, alto 30-70 cm, con
fusti eretti, molto ramificati. Le foglie, oblanceolate, si sviluppano
dopo la fioritura in densi verticilli alla sommità dei rami. I
fiori, color rosa-porpora, intensamente profumati, sbocciano sui rami
nudi. Altre specie Daphne laureola - Daphne cneorum (velenose come la Daphne mezereum) Diffusione Comune Habitat: Comune nei boschi freschi del piano montano preferibilmente su substrato calcareo; 500-1800 m.; fiorisce in marzo maggio Sostanze contenute Dafnina e mezerina, flavonoidi, fitosteroli. Parti velenose della pianta Tutta la pianta, in particolare semi e bacche. E mortale per l'ingestione dei suoi semi. (3 bacche possono uccidere un bambino). Proprietà farmaceutiche: La corteccia e i frutti di questa pianta sono velenosi; la corteccia, fresca o macerata nell'acqua o nell'aceto, si usa per preparare cataplasmi vescicatori molto attivi; veniva anche usata in polvere come starnutatorio. In decozione ha proprietà antireumatiche, antiartritiche, antinevralgiche Nota: L'uso farmacologico di questa pianta, contenente glucosidi
estremamente velenosi, è assolutamente riservato ai medici. Curiosità La fioritura, sui rami spogli, è il motivo
per il quale questa pianta viene chiamata anche fior di stecco
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Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves. Tutte le parti di questa pianta, con l'eccezione della polpa dei frutti, contengono diterpeni irritanti (dafnani) correlati strutturalmente e biologicamente a quelli delle euforbie. La pianta è sicuramente la più irritante della nostra flora. Il semplice contatto col tegumento dei semi e dei frutti provoca, nel giro di alcune ore, la formazione di bolle e vescicole, con imponente arrossamento. E' facile quindi immaginare cosa succeda dopo l'ingestione delle belle bacche rosse. L'effetto irritante della dafne aveva reso popolare questa pianta fra i mendicanti, che, per impietosire la gente, si provocavano vistose lesioni cutanee per simulare malattie sistemiche. Nonostante la gravità della sintomatologia, gli effetti sulla pelle, almeno per il contatto occasionale, non sono permanenti, ma scompaiono dopo alcune settimane. L'ingestione anche di solo 2-3 frutti della dafne può essere letale per un bambino, ed una decina per un adulto, come testimoniato da Linneo stesso. L'avvelenamento è caratterizzato all'inizio da sintomi gastrointestinali così imponenti da simulare un'appendicite acuta, e poi da diarrea incontrollabile, salivazione massiva e sintomi neurologici. Come per le euforbie, non esistono antidoti specifici. I fiori della dafne sono intensamente profumati, come lo sono i frutti della mancinella, un albero dell'America centrale che contiene composti irritanti molto simili a quelli della dafne. Il primo europeo che perse la vita nel Nuovo Mondo non fu ucciso dai nativi o da malattie sconosciute, ma proprio da un frutto di mancinella, che un marinaio di Cristoforo Colombo volle assaggiare, tentato dal suo profumo intenso, e che fu causa della sua morte. |
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