Portulaca
oleracea L. | |||||
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Particolari: Semi
- Particolare
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Famiglia: Portulacacee Nome volgare: Porcellana Caratteristiche: Pianta annuale carnosa (10 - 30 cm) con fusti prostrati, spasso rossastri. Foglie carnose obovato - bislunghe. Fioritura giugno - settembre. Habitat: Campi, orti, luoghi incolti; suoli sabbiosi e detritici.0-1700 m. Giugno agosto Proprietà farmaceutiche:
Prorietà antiscorbutiche, depurative e diuretiche. Per uso esterno
contro dermatiti, orticarie, foruncoli, punture di api ed eczema. (Droga usata:
foglie, parte aerea) Uso in cucina: Erba tappezzante,
infestante, presente in tutti gli orti dove viene costantemente estirpata e buttata,
può essere consumata cruda, sola o assieme a pomodori e porri, come insalata,
o cotta per preparare frittate. I rametti tagliati a pezzettini possono essere
conservati sottaceto o in salamoia e usati al pari dei capperi. Alcuni non amano
la consistenza mucillaginosa della portulaca, ma questa sua proprietà può
tornare vantaggiosa per fare raddensare minestre e | |||||
Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice. Fra tutte le malerbe cittadine, la porcellana è probabilmente
quella con lo status alimentare più nobile. Quei cespuglietti verdi
che crescono dovunque fra le crepe dei marciapiedi e fra l'asfalto e i
tombini, e che calpestiamo distrattamente tutti i giorni sono, da sempre
ed in tutto il mondo, coltivati con cura e considerati una vera e propria
leccornia gastronomica, di dignità pari, se non superiore, a quella
dell' insalata. La porcellana ha un'etimologia interessante. Il nome comune
fa riferimento alla predilezione che hanno i maiali per la pianta, di
cui si nutrono con piacere, mentre il binomio latino celebra il suo utilizzo
come verdura (olera in latino significa ortaggio) e la struttura caratteristica
del frutto, che ha una sorta di porticina membranacea (portula in latino)
che protegge i semi. La pianta è diffusa in tutto il mondo: originaria
del vecchio mondo, raggiunse l'America già prima di Colombo, come
confermato da numerosi ritrovamenti archeologici. E'un ingrediente fondamentale
di piatti tipici, soprattutto in Messico e Giappone, e non può
mancare nella classica insalata greca. La si può consumare in insalata,
bollita, o fritta, con una versatilità culinaria notevole, e solo
il suo comportamento infestante la fa accomunare alle erbacce e non alle
verdure. La sua reintroduzione nella nostra dieta è caldeggiata
dai nutrizionisti per le particolari caratteristiche degli acidi grassi
che contiene. In pratica, la dieta moderna ha un apporto di acidi grassi
essenziali, cioè che non possiamo farci e che dobbiamo assumere
con la dieta, che è sbilanciato verso gli acidi "infiammatori"
(omega-6) a discapito di quelli "anti-infiammatori" (gli omega-3).
Prima dell'industrializzazione della coltivazione delle piante oleaginose
da seme, che, come il mais, contengono essenzialmente solo omega-6, la
nostra dieta aveva un rapporto fra omega-6 e omega-3 di circa 3:1. Oggi
questo rapporto è diventato di 20:1, e si parla quindi di dieta
"infiammatoria" che predispone a malattie cronico-degenerative.
La filiera agricola moderna è basata su mais e soia, con cui vengono
nutriti gli animali di allevamento, ed il cui profilo di acidi "infiammatori"
passa poi a noi attraverso il consumo di carne. Anche se visivamente simili,
animali allevati allo stato brado ed in batteria hanno una composizione
chimica diversa, responsabile del loro diverso sapore. In questo contesto,
l'uomo moderno è stato definito il koala del mais, visto che, in
ultima analisi, la maggior parte delle calorie che si assumono con la
dieta cosiddetta "occidentale" derivano, in ultima analisi,
dal mais. La porcellana è ricchissima di acidi omega-3, ed è
quindi particolarmente adatta alla dieta di persone in cui il miglioramento
del profilo omega-6/omega-3 è molto utile (diabetici, cardiopatici).
Da qui il grande interesse della ricerca nutrizionale per questa pianta,
che contiene anche altri composti benefici per la salute, come le mucillagini,
responsabili della consistenza carnosa delle foglie e del loro utilizzo
medicinale per lenire, applicate direttamente sulla pelle, il dolore di
punture di insetti e di piccole ferite, od il prurito da foruncoli |