Il Castello
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I ruderi del castello visti da nord

Dal libro " Storia, arte e castelli del cuneese di Anita Piovano - Ed Gribaudo.


Tra Nucetto e Bagnasco, il paese incontrato in precedenza nel nostro itinerario, sbocca una strada che
collega la valle del Tanaro con quella del Mongia. La zona di collegamento tra queste due valli fu importante nel passato perché permetteva al Monregalese di raggiungere la strada verso il mare senza passare per Ceva. Perciò i due centri di Battifollo e Scagnello furono potenziati con fortificazioni ed a Battifollo spettava in modo particolare il compito di difendere la posizione chiave tra le due valli.
Il suo nome deriva probabilmente da quello con cui si indicava nei Medioevo un sistema di fortificazioni difensive, circondate da fossi, spesso improvvisate con legname, fascine e pietre, con un'alta torre che inizialmente fu di legno. Successivamente la torre venne costruita in muratura e la sua forma circolare ebbe, dopo il secolo XIII, pianta quadrata, coronata da merli e piombatoie. Notizie relative alla fortificazione si trovano in carte di investitura del secolo XIII, Feudo dei Ceva di Battifollo, pervenne alla fino del secolo XIV ai signori d'Asti che lo diedero a Giorgino di Ceva. E' in questo periodo che si parla nei documenti di "Battifollum sive castrum ultra Tanagrum ". Nel 1739, quando ormai era in precarie condizioni, venne in possesso di un conte Solaro di Moretta e sul finire di questo secolo, nel 1796, il generale Serurier vi piazzava le artiglierie con lo scopo di separare le truppe austriache da quelle piemontesi. Poi i Francesi decisero di smantellarlo. Oggi restano dei ruderi, fra cui un'alta torre su un poggio.


I ruderi del castello visti dal paese