Il castello
 
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Dal libro " Storia, arte e castelli del cuneese"
di Anita Piovano - Ed Gribaudo.


Con Rocca Cigliè siamo sempre nell'alta Langa. Il castello sorto dopo il 1389 è sopravvissuto al tempo: a pianta rettangolare, la sua facciata è ingentilita da graziose bifore. Poco lontana s innalza un'altissima e bella torre che rivela nel suo stile l'origine più antica rispetto al castello a cui è collegata da rovine di vecchie mura. A pianta quadrata, sulla sua sommità si vedono ancora avanzi di caditoie, sorte poco dopo il 1000, quando erano padroni del luogo i signori di Carassone, paese scomparso allorché i suoi abitanti si trasferirono nel nascente comune di Mondovì, dando il nome del loro luogo d'origine ad uno dei terzieri in cui si suddivise la città

.. Della torre di Rocca Ciglié, data la vicinanza e l'importanza, sì impadronirono successivamente i Marchesi di Ceva. Legata alle sorti del Marchesato, vide la dominazione dei Visconti e da Gian Galeazzo fu inclusa, nel 1387, nella dote della figlia Valentina.

 


La torre

Il castello
Risale a questo periodo, cioé al 1389, la costruzione dell'attuale castello, nato come dimora dei fratelli Ceva, ritornati in possesso della torre. Nel 1538 troviamo come proprietari i Pensa di Mondovì. In questi anni subì gravi danni per le incursioni di soldati di ventura spagnoli. La vista dei ruderi delle fortificazioni ci richiama il passa-to, come sottolinea Carlo Prandi nella sua poesia dedicata al paese:

" Il tuo nome richiama evo lontano
quando contr'odio si mnia la gente

Ma non ci sentiamo di sottoscrivere che:

" Ora l'uman costume è più cristiano,
dell'uom le brame meno truculente ".

Infatti non riusciamo a comprendere che cosa ci sia di cristiano nelle bombe che si continuano a sganciare, nelle armi sempre più perfezionate perché ammazzino più gente, possibilmente veloce-mente e con minor fatica. Oggi non si costruiscono castelli sempli-cemente perché non servono più: i perfezionati mezzi bellici hanno ben altre frecce al loro arco.