Dal
libro " Storia, arte e castelli del cuneese"
di Anita Piovano - Ed Gribaudo.
Da
Sale Langhe, alzando lo sguardo, si scorge il piccolo borgo di Sale
S. Giovanni, arroccato sui ripidi pendii di un colle.".
Sul " brich ", termine con cui si indica in dialetto un
alto colle dai pendii molto scoscesi, di Sale S. Giovanni sorge un
castello, fiancheggiato da una chiesa, a ridosso del quale si stringono
le case del piccolo paese. Il castello si innalza "gaio e ridente,-per
usare le parole del prof. Viglierchio- in oggi di modestissima eleganza,
a chi si limita a contemplarne l'esteriore, ma sontuoso, signorile
e comodo a chi
vi spinge |
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internamente
l'occhio: avvegnaché l'esimio Marchese Incisa di Camerana a
cui ne spetta la proprietà, con savio accorgimento, oltre all'aver
fra le mura che lo incerchian, ridotto il gessoso terreno
ad utile e piacevole giardino, rallegrandolo d'ombrose piante, di
fiori i più odorosi e vivaci che accarezzi quel mite cielo,
volle corrette, ampliare ed abbellite di graziosi dipinti le interiori
pareti, così che si può dire il castello senza lusso
di grandigio, di parchi, di agrumi, di fontane, accogliere però
in uno ed i piaceri nativi dei campi, e le artificiose delizie delle
ville signorili ".
Dalla precisa ed accurata descrizione si colgono alcuni particolari
interessanti circa l'interno e l'esterno della costruzione che ha,
sotto il profilo artistico, le caratteristiche di una " villa
signorile ", pur conservando nella torre i residui delle fortificazioni
feudali. |
Si tratta di una ricostruzione di un primitivo
castello che era stato voluto alla fine del XII secolo dai Ceva ed
ai quali il possesso venne formalmente riconosciuto da Galeazzo Visconti
nel 1451. Passato poi ai Savoia, questi vi infeudarono Nicola Balbis.
Tra i successivi proprietari troviamo i Del Carretto, il notaio del
paese Giovanni Battista dei Germonio, già signore di Montezemolo
e Castelnuovo, ed a questa famiglia restò finché l'ultima
discendente Cristina sposò Guglielmo di Incisa, portandolo
in dote.
Ai marchesi di Incisa sì deve appunto l'attuale ricostruzione. |
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Nel luogo troviamo nei corso del secolo XVI, la figura di un certo Febo,
che la tradizione presenta come una sorta di tiranno che avrebbe tormentato
la popolazione di Sale con i suo' soprusi e le sue angherie: insomma sì
sarebbe trattato di un Don Rodrigo langarolo. L'appellativo glielo affibbia
anche Carlo Prandi in una sua poesia legata al luogo:
" . . Del tuo Rodrigo, vigil paese,
che tanto sbigottì la tua memoria,
più non paventii le codarde offese..."
Del personaggio, nel tentativo di inquadrarlo nella sua giusta luce,
sì è occupato Piero Ferrero di Sale. Egli risponde a chi
lo definì castellano di Sale affermando che in questo paese abitavano
stabilmente i suoi cugini e che Febo vi aveva solamente qualche proprietà.
Aggiunge poi che Febo a Sale pare ci sia stato "per qualche tempo
non come castellano, ma quale parente ed ospite poco gradito e che in
tale periodo abbia commesso qualche bravata che la tradizione ha poi notevolmente
ampliata ".
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