La Cappella del Forte

 

Dal libro di Giovanni Olivero "Memorie storiche della città e del marchesato di Ceva"
 
 



Questa cappella, intagliata nel duro tufo su cui era costruito l'antico forte, fu da tempo antichissimo dedicata a Maria Vergine dei dolori; non è molto ampia, ma esposta al pien meriggio, veste un aspetto il più gaio che desiderar si possa. Avanti all'ampio finestrone che dà luce si conservano anche negli inverni più rigidi pianticelle verdeggianti e di precoce fioritura. Si giunge a questa cappella per un lungo corridoio a piano inclinato, fiancheggiato da piccole camere, e dalla parte occidentale della medesima vi è una sala grande quanto la chiesa che serviva una volta di polveria.

Statua dell'Addolorata, fatta trasportare dalla
cappella del Forte nel Duomo nel 1796.
L'antica statua che ivi si venerava fu trasportata nella chiesa collegiata e la chiesa profanata dalle truppe francesi che si resero padroni del Forte nel 1796, fu di nuovo benedetta e resa uffiziabile per cura del signor Luigi Nasi da Pamparato padrone di tutti i siti che occupava l'antica fortezza.
Quando quella era in piede era grande l'affluenza dei divoti a questo sotterraneo santuario, chiamato la Madonna della Guardia, ed anche al giorno d'oggi non v'è persona che visitando le maestose rovine di questa cittadella non visiti pur anche questa cappella.
 
Gli affreschi della cappella del Forte di Ceva


L'entrata alla cappella

L 'altare

La statua in gesso

Affresco laterale

Il soffitto

Madonna con bambino
 
Aggiungiamo una curiosa vicenda tratta da "Briciole di stotia e di arte - La Grotta e la Cappella di Santa Maria della Guardia in Ceva" del prof .G.Barelli.

...Nell'agosto del 1439 la nostra Chiesa od oratorio di S.M. della Guardia necessitava, come adesso, di grandi riparazioni e, se i fedeli di Cristo non avessero porto le mani soccorritrici, non v'era alcun dubbio che esse non avrebbero potuto compiersi, non essendo la cappella dotata di alcun reddito.
Per questo il vescovo Alerino, con lettera scritta in Alba il 19 agosto 1439, salutando in Dio tutte le persone dell'uno e dell'altro sesso, ecclesiastiche e secolari della diocesi di Alba a cui essa perverrà o sarà presentata da Frate Giovanni rettore dell'oratorio della chiesa di S.M. della Guardia o da un suo sicuro incaricato, le esorta a voler far parte a loro, come pia carità, e per ispirazione di Dio, dei beni da Lui ricevuti e a mettersi così in grado di meritare la vita eterna.
Il beato vescovo poi, confidando nella misericordia divina e della Beata Vergine, a tutti coloro che, pentiti e confessi, avranno sporta la mano soccorrevole, cioè fatta elemosina a Frate Giovanni o ad un suo sicuro inviato, per la durata di un anno, detrae quaranta giorni alle penitenze loro inferte.
Allora come adesso, il mondo non cambia, se si presentava una occasione di truffare il prossimo e carpir denaro ad ufo, vi era subito chi cercava di approfittarne.
Un tale Tommaso Previo ( la lettura del cognome non è certa) solo abitante, non nativo di Ceva, asserendo falsamente di far la questua per la chiesa di S.M. della Guardia, va in giro riscuotendo elemosine.
Con altra lettera il vescovo scrive..."Se il sullodato Tommaso Previo andrà o sarà trovato a far questua, palesemente o occultamente, direttamente o indirettamente per S.M. della Guardia, dovranno arrestarlo e imprigionarlo, sotto fedele custodia, a sue spese, condurlo o farlo condurre a lui senza scusa od eccezione di alcuna specie, tenere e custodire i beni dal medesimo raccolti, invocando in nome suo, se del caso, l'aiuto del braccio secolare.
La distinzione fra i poteri dell'autorità religiosa e quella della civile, deficente o affatto mancante, era come si vede tuttaltro che netta: prevaleva la più vigile e interessata.


Dopo una lunga dissertazione sulle cappelle della grotta e della fortificazione il Barelli conclude
:
Noi, per ora, ci riterremo paghi di aver posto gli studiosi in genere ed i cevesi in ispecie, devoti di quella M.V. Addolorata che si compiacque sempre dell'umile grotta della Rocca de Forte e di esservi venerata sotto il nome di "S.M. della Guardia di Ceva" prima, di M.V. Addolorata poi, in condizione di conoscere qualcosa di più attorno alle vicende delle cappelle del Forte e costruzioni annesse ed al loro culto; di aver modestamente spronato i nostri concittadini a rinnovarlo vivo ed affettuoso.