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Il problema del danno
arrecato dalle talpe interessava principalmente i prati. Le talpe
infatti, scavando le loro gallerie, formavano qua e là
dei mucchietti di terra che intralciavano il normale taglio dell'erba
con la falce.
Il "cacciatore di talpe"(tarponè in piemontese)
veniva ingaggiato dai contadini per la cattura del dannoso animale.
Il tarponè si recava sul luogo con le sue trappole
(vedi figure) e provvedeva a sistemarle sotto terra lungo le tane;
lavoro non facile poichè occorreva prevedere la direzione
del futuro percorso della talpa e sistemare la trappola nel verso
giusto.
Il giorno seguente o poco più tardi il "cacciatore"
ripassava a prendere le bestiole intrappolate e presentandole
al padrone del prato ricuoteva il suo compenso.
Ulteriore guadagno lo ricavava dalla vendita delle finissime pelli
che, opportunemente conciate, servivano per confezionare colletti,
stole o addirittura costose e bellissime pellicce.
Il mestiere del "cacciatore di talpe" era per molti
un secondo lavoro che comunque arrotondava piacevolmente le disponibilità
mensili dei contadini di un tempo.
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