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Domenica 30 novembre 2003 EDMUND KEAN genio e sregolatezza di Raymund FitzSimons traduzione e adattamento di Claudio Forti con Giancarlo Zanetti e Juliane Reiss (violino) musiche di Ottavio Sbragia regia di Giancarlo Zanetti C.O.T.E. Cooperativa Teatro per l'Europa Messo in scena per la prima volta nel 1989 con l'interpretazione di Ben Kingsley, racconta la travolgente vita di Edmund Kean, geniale attore inglese. Nel testo Kean è concepito come un mostro, un uomo sfenatamente ambizioso, perennemente alla ricerca di una fama immediata, un uomo convinto in modo paranoico che tutti cospirino contro di lui, un megalomane che non permette a nessuno di splendergli accanto, un uomo sinistro, un vulcano di rancore accumulato, un temporale di veleno, un torrente di bile, un uomo con una spinta incontenibile all'autodistruzione che a trent'anni si è completamente consumato. Sì, Kean è un mostro, abbrutito dall'alcool e sifilitico. Ma il mistero glorioso di Kean è questo, è anche il primo grande attore romantico e l'insuperabile interprete di Shakespeare. Lo spettacolo oscilla tra il suo carattere e quello dei personaggi che interpreta sulla scena, temprati dalle esperienze della sua vita. Le sue ambizioni riecheggiano nel Riccardo III. La sua misantropia sempre più profonda evoca Coriolano e Timone d'Atene. Quando la sua mente è sconvolta si trasforma in Re Lear. L'addio di Otello "Addio per sempre, pace dell'anima mia, addio felicità del cuore!" è visto come la chiave per comprendere la sua vera personalità. Per Kean non c'è tranquillità nè appagamento. Nell'addio mette a nudo la sua anima tormentata. Fra tutte le sue paranoie, le megalomanie, le fanfaronate, le sbornie, le storie con prostitute, è comunque una grande voce che chiede pietà e comprensione. |
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