Sabato 13 dicembre 2003
IL FANTASMA DI CANTERVILLE secondo la signora Umney
di Ugo Chiti - liberamente tratto da Oscar Wilde
con Lucia Poli e Simona Sanzò
musiche di Giovanni Zappalorto eseguite dal vivo da Simona Sanzò
regia di Ugo Chiti
COMPAGNIA LUCIA POLI
Tutti, più o meno, ricordano di aver letto Il fantasma di Canterville.
E grosso modo, rammentano la storia: una famiglia americana alle prese
con un fantasma inglese
Molti pensano che sia il racconto più famoso di Oscar Wilde, sicuramente
il più divertente per l'insolita accoppiata di humor e horror.Al
racconto di Wilde la memoria spesso sovrappone tracce diverse: trame di
film, personaggi e situazioni proveniente da altre storie, però
Il fantasma di Canterville, come dire, è Il fantasma di Canterville.
Chi è, invece, la signora Umney che, in questo adattamento, si
prende il compito di raccontare la vicenda? Nel racconto di Oscar Wilde
occupa giusto una paginetta, è una figurina precisata come espediente
narrativo per ricevere, nella sua compunta veste di governante, la rumorosa
famiglia americana, quei signori Otis che per il resto del racconto "guerreggeranno"
con l'aristocratica presenza del fantasma, ovvero l'ombra di Sir Simon
de Canterville. La signora Umney accompagna i nuovi padroni del castello
all'interno della proprietà, fornisce spiegazioni circa una misteriosa
macchia di sangue che sembra far parte dell'arredamento ed è la
testimonianza di un delitto compiuto alcuni secoli prima, poi sviene,
sparendo di scena, quando il giovane Washington Otis cancella la macchia
con un pratico stick tascabile. Il super smacchiatore Pinkerton insomma
fa dileguare anche la vecchia governante. E la staffetta della narrazione
passa a personaggi meno anonimi.
Quando Lucia Poli mi ha proposto di lavorare a questo soggetto, la figurina
della signora Umney ha preso a muoversi per me in tutte le stanze di Canterville
Chase, soprattutto in quelle non visitate dal racconto, definendosi come
un "cuore semplice", ma puntiglioso, nella strenua difesa dell'arcano.
Da prologo è diventata così protagonista assoluta
A modo suo un riflesso in tono minore dei pensieri del fantasma e quindi
un corpo facile da attraversare, possedere, per dare voce e presenza scenica
al fantasma stesso. La signora Umney può "duettare" con
Sir Simon de Canterville rispettando la simmetria patologica di una possessione.
Attraverso lei il fantasma può precisare lo spirito del romance,
infatti come agente del mondo sovrannaturale può incarnare l'alterità
e l'indeterminatezza dell'occulto, contrapponendosi all'uniforme e livellante
razionalità del quotidiano. Tanto più la contrapposizione
è violenta quando sulla linea opposta è schierato il pragmatismo
della famiglia americana.
Lo spettacolo inizia con assolutà fedeltà al racconto di
Wilde, fedeltà di breve durata, poche righe e subito si avvertono
i tradimenti. Ci sono sogni, deliri, sottolineature, piccoli elzeviri
maledetti, pensieri che si allungano come ombre impreviste, trasalimenti
Ma si tratto solo di parziali tradimenti, perché la drammaturgia
rispetta sempre la leggerezza sorridente e malinconica del testo d'origine.
Una particolare sollecitazione in questo caso è derivata dal fatto
che ho pensato ad una scrittura sempre in parallelo con la musica. Con
Giovanni Zappalorto, autore delle musiche, si è determinata una
stretta collaborazione: ne è scaturita una seconda drammaturgia,
apparentemente discreta, ma parte integrante del testo. Si tratta di un
altro tradimento? Puàò darsi, ma il gioco - quello della
musica come quello della recitazione, delle luci, degli oggetti che appaiono
e scompaiono - fa parte della leggerezza illusoria de Il fantasma di Canterville.
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