Cigliè, il cui nome sembra indicare la sua positura sul ciglione
di alte rocce che stanno verticalmente sul fiume Tanaro, era compreso,
sotto i franchi imperatori, nel contado Bredulese.
Già del comitato Bredulese, alle dipendenze dei Marchesi di Ivrea,
il feudo appartenne poi a Bonifacio del Vasto e di Savona e divenne quindi
una roccaforte del marchesato di Ceva (citato nel 1256 con il trattato
di pace con Mondovì, dove si afferma che Giorgio I Marchese di
Ceva continua ad averne la signoria).
Le terre e il castello di Cigliè (la latino Cigliarum) vengono
venduti a Guglielmo dei Borghesi (1275), sin quando i discendenti, nel
1391, lo cedono di nuovo al Comune di Mondovì e per tale cessione
Cigliè presta giuramento di fedeltà al nuovo Comune. Passato
in seguito ancora ai Borghesi e sottomesso nel 1440 ai Marchesi di Monferrato,
pochi anni dopo fu venduto a Giacomo della Torre (1452).
Sono stati padroni di Cigliè, anche Girolamo Basso della Rovere
(Cardinale) e i Conti di Ligueglia e Somano che, nel 1532 cedono questo
territorio ai Pensa di Mondovì. Dai Pensa il castello medioevale
di Cigliè passa, portato in dote da Cassandra a Francesco Capris,
allomonima famiglia che ne rimarrà proprietaria per più
di tre secoli.
Nel 1631, Vittorio Amedeo I, con il trattato di Cherasco, annette nei
domini di Casa Savoia anche otto paesi della nostra Comunità Montana:
Benevello, Borgomale, Bosia, Camerana, Gottasecca, Rocca Cigliè,
Somano e Cigliè.
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