...Nell'agosto del
1439 la nostra Chiesa od oratorio di S.M. della Guardia necessitava, come adesso,
di grandi riparazioni e, se i fedeli di Cristo non avessero porto le mani soccorritrici,
non v'era alcun dubbio che esse non avrebbero potuto compiersi, non essendo la
cappella dotata di alcun reddito. Per questo il vescovo Alerino, con lettera
scritta in Alba il 19 agosto 1439, salutando in Dio tutte le persone dell'uno
e dell'altro sesso, ecclesiastiche e secolari della diocesi di Alba a cui essa
perverrà o sarà presentata da Frate Giovanni rettore dell'oratorio
della chiesa di S.M. della Guardia o da un suo sicuro incaricato, le esorta a
voler far parte a loro, come pia carità, e per ispirazione di Dio, dei
beni da Lui ricevuti e a mettersi così in grado di meritare la vita eterna.
Il beato vescovo poi, confidando nella misericordia divina e della Beata Vergine,
a tutti coloro che, pentiti e confessi, avranno sporta la mano soccorrevole, cioè
fatta elemosina a Frate Giovanni o ad un suo sicuro inviato, per la durata di
un anno, detrae quaranta giorni alle penitenze loro inferte. Allora come adesso,
il mondo non cambia, se si presentava una occasione di truffare il prossimo e
carpir denaro ad ufo, vi era subito chi cercava di approfittarne. Un tale
Tommaso Previo ( la lettura del cognome non è certa) solo abitante, non
nativo di Ceva, asserendo falsamente di far la questua per la chiesa di S.M. della
Guardia, va in giro riscuotendo elemosine. Con altra lettera il vescovo scrive..."Se
il sullodato Tommaso Previo andrà o sarà trovato a far questua,
palesemente o occultamente, direttamente o indirettamente per S.M. della Guardia,
dovranno arrestarlo e imprigionarlo, sotto fedele custodia, a sue spese, condurlo
o farlo condurre a lui senza scusa od eccezione di alcuna specie, tenere e custodire
i beni dal medesimo raccolti, invocando in nome suo, se del caso, l'aiuto del
braccio secolare. La distinzione fra i poteri dell'autorità religiosa
e quella della civile, deficente o affatto mancante, era come si vede tuttaltro
che netta: prevaleva la più vigile e interessata.
Dopo una lunga dissertazione sulle cappelle della
grotta e della fortificazione il Barelli conclude:
Noi, per ora, ci riterremo paghi di aver posto gli studiosi
in genere ed i cevesi in ispecie, devoti di quella M.V. Addolorata che si compiacque
sempre dell'umile grotta della Rocca de Forte e di esservi venerata sotto il nome
di "S.M. della Guardia di Ceva" prima, di M.V. Addolorata poi, in condizione
di conoscere qualcosa di più attorno alle vicende delle cappelle del Forte
e costruzioni annesse ed al loro culto; di aver modestamente spronato i nostri
concittadini a rinnovarlo vivo ed affettuoso. |