Il taglio della Cevetta.
dal "Falconiere" del 1901
Ceva, chiusa fra il Tanaro e la Cevetta, per
la sua posizione topografica va soggetta ad inondazioni. E purtroppo
la cronaca del nostro paese ricorda molte piene di quelle acque per
cui Ceva ebbe assai a patire negli abitati ed anche nelle persone.
Il 15 ottobre deI 1839 essendo Sindaco l' illustre nostro Carlo Marenco,
a cagione di continuate e dirotte pioggie, la Cevetta, ingrossata dalle
acque della Salizzola, del Recurezzo, della Bovina crebbe d' assai,
per cui ne fu allagata via Sparezza (ora Bocca) (ora via Roma ndr)
in vicinanza dell'antica porta del portirolo e ne soffrirono specialmente
gravi danni gli abitanti di detta strada e quelli del Borgo inferiore
(Moretti). Il Marenco,. testimone oculare di quell'inondazione, potè
valutarne la gravità, studiarne le cause; e vedendone i disastrosi
effetti, pensò di cercare rimedi affinché Ceva rimanesse
almeno in parte salva dai pericoli cui era di continuo soggetta.
Pochi giorni dopo, cioè il 21 ottobre, chiamò il Consiglio
raddoppiato (comunale) a discutere e deliberare sui provvedimenti che
giovassero a preservare Ceva dai sinistri che temeva nel crescere delle
acque della Cevetta e della Bovina. Le considerazioni, i fatti, le ragioni
che il Marenco espose al Consiglio in quella adunanza furono tenuti
in seria considerazione, ma i provvedimenti presi, essendosi poscia
riconosciuti di poco valida efficacia, diedero in seguito motivo all'ardita
proposta che egli faceva al Consiglio, cioé dell immissione delle
acque della Cevetta in quelle della Bovina.
In quell' adunanza il Marenco ricordava alcune
delle principali inondazioni di cui Ceva ebbe a soffrire maggiori danni.
Accennando a quella del 31 ottobre 1331, nella quale le acque del Tanaro
rovinarono molti archi dell antico ponte, per cui fu dopo costrutto
il ponte della Catalana, ed all'altra del 1796 ti cui quel fiume,
allagata tutta la pianura del Brolio, liberò Ceva dalla vista
delle forche esportandole nella sua corrente, specialmente enumerava
i danni che Ceva si ebbe a patire per le acque della Cevetta.
lI 6 luglio dcl 1584 quel torrente straripando allagò tutta la
città, fatta eccezione della sola via chiamata poscia franca
(parte delle vie Saìuli e Pallavicino) per cui il Borgo della
Luna (borgo Doria), via Sparezza, le case situate sulla strada che dalla
porta del portirolo conduce al Borgo Inferiore, il convento di S.Franceseo
(Ospedale) , il Collegio ed il Borgo Moretti furono specialmente danneggiati.
A ricordo di quel triste fatto la Civiea Amministrazione stabili una
processione votiva annuale per quel giorno coll'intervento dei rappresentanti
della Città.
Il Marenco ricordava aurora le grosse piene di quel torrente avvenute
nel 1610, nel 1827, 1829 e quell'ultima di pochi giorni in allora passati,
cioè del 15 ottobre 1839, della quale tutti gli Amministratori
della Città presenti poterono vedere le tristi conseguenze.
Lamentando tali dolorosi fatti il Marenco asseriva che se in gran parte
erano da attribuirsi ad accidenti
atmosferici ed al sito infelice in cui Ceva giace, pur si doveva cercarne
le cause nella ristrettezza dell'alveo del torrente e negli svolti che
la Cevetta ha prima che le sue acque affluiscano in quelle del Tanaro.
Interessi di privati, egli diceva, per ridurre a possessione parte dell'alveo.
lo restrinsero cosicché nelle piene le acque, non trovando libero
sfogo al loro corso, irrompono dal letto ed allagano il Borgo inferiore.
D'altra parte i molti svolti the il torrente ha nel suo corso, attraversando
Ceva fan si che nelle piene si riempiano le luci degli archi dei ponti
di S. Francesco e della Madonna di Campagna, per cui le. acque non avendo
più sfogo rigurgitano ed allagano parte della Città.
Il Considio in allora, riconoscendo esatta
in ogni sua parte l'esposizione fatta dal Sindaco, delibevava di fare
ridurre l'alveo della Cevetta alla sua naturale ampiezza a spese di
chi a ragione, e di far vuotare le luci degli archi dei due ponti delle
materie di cui erano ingimbri. I rimedi però escogitati ed in
parte posti ad effetto non furono bastantemente efficaci per guarire
i mali che si lamentavano. E l'esperienza di poco tempo addimostrò
che gli archi dei ponti man mano di nuovo si riempivano allorché
la Cevetta era gonfia e che l'alveo del torrente di nuovo si restringeva.
In allora il Sindaco Marenco, in adunanza deI 4 dicembre 1841, fa l'ardita
proposta del rettilineamento dell'alevo dell a Cevetta e della immissione
delle sue acque in quelle della Bovina. A fare tale proposta egli prende
ancora motivo dalle lamentanze fatte dal capitano ingegnere della provincia
di Mondovì, in relazioni da esso compilate ne. 1827 e neI 1829,
in cui sì esortava la Città a porvi riparo; e perciò,
dopo aver nuovamente accennato ai danni che Ceva ebbe a soffrire dalle
inondazioni ed ai pericoli cui continuamente era soggetta, espone alcune
sue osservazioni che sottomette alle considerazioni del Consiglio.
La Cevetta, diceva il Marenco, lambe le mura della Città a ponente
ed a tramontana; ha straripamenti pressoché a n n u i, corrode
le mura col pericolo delle case sovrastanti e gravi spese dei privati
e della Città. L'allargamento dell'alvea a maggior ampiezza e
alle sue legittime dimensioni non basta. Il buon senso della popolazione
ha già da lungo tempo osservato quanto acconcio sarebbe un nuovo
inalveamento, il quale praticandosi primieramente nel campo proprio
del signor Musso Antonio, regione di Gottrosa in vicinanza del ponte
di legno detto ponte rosso, venisse per le attigue proprietà
condotto di mano per linea il più retta che possibile sino al
punto del confluente della Bovina colla Cevetta, donde prolungandosi
quest'ultimo torrente in linea pressoché retta sin dove si rende
influente del Tanaro verrebbe a risultare un rettilineo che comunque
imperfetto presenterebbe i seguenti vantaggi:
1°- Dà un corso più regolare al torrente, per cui
non trovando più incagli non lascia sedimenti che possono restringerne
sempre più il letto e gli archi dei ponti di S. Francesco e della
Madonna di Campagna. 2°- Preserva le mura di cinta dai guasti e
Ceva da inondazioni. 3°- Rende utile la manutenzione del ponte di
San Giovanni e di quello in legno detto ponte rosso (il ponte che attualmente
trovasi costrutto in pietra sulla Cevetta presso il molino Barelli).
4°- Rende maggiormente salubre Ceva privandola dei miasmi che si
sviluppano dallo stagnamento delle acque in alcuni siti e dà
a Ceva una bella ed ampia piazza ed anche del terreno fabbricabile.
Il progetto del Sindaco Marenco fu accolto con molto favore dal Consiglio,
il quale convenne col suo capo che la deviazione
dell'alveo della Cevetta tornava di molto giovamento al Municipio senzachè
avesse a sottostare a gravi spese. Ed
invero, la Città ne avrebbe ottenuto grande beneficio non solamente
per l'ampia piazza cui sarebbe stato ridotto l'alveo della Cevetta riempito
col terreno scavato dal canale, e che sì estendeva dal prato
Mombello al confluente della Cevetta, ma ancora per le somme che il
Municipio stesso avrebbe ricavate dalla vendita del terreno fabbricabile.
I vantaggi poi andavano pure a favore dei proprietari delle case attigue
alla Cevetta, il cui letto prosciugato sarebbe stato convertito in bella
piazza per i mercati; e giovava ancora alla Provincia, la quale, oltre
alle spese di manutenzione del ponte di San Giovanni pur risparmiava
quella della ricostruzione del ponte rosso che minacciava rovina.
Epperciò, siccome dal taglio della Cevetta avrebbero avuto beneficio
la Città, i proprietari e la Provincia, così il Consiglio,
applaudendo al progetto, unanime stabiliva che dovesse ripartirsi tra
quelli la spesa in proporzione dell' utile che ciascuno di essi sarebbe
per averne; e si commettesse all'ingegnere Capo della Provincia, sig..
Cecchi, di compilare il progetto, formarne il tipo e compartire la relativa
spesa fra gli interessati.
La deliberazione del Consiglio è accolta con molto favore dall
Intendente della Provincia Sig. Barone D'Eniarese, il quale promette
di favorirne l'esecuzione presso il Governo e la Provincia e di ottenerne
un sussidio.
L'ingegnere della Provincia adempie con sollecitudine all'incarico avuto
e propone che l'alveo della Cevetta sia deviato in prossimità
del ponte rosso, ed in linea trasversale si faccia un canale che, passando
a levante del muro del Convento dei Cappuccini. traversando la strada
della Consolata dia nel torrente Bovina; e che la spesa da esso
calcolata in L. 40,800 sia ripartita in L. 22,200 a carico della Provincia,
10,874 ai proprietari e 7,626 al Municipio. Una sottoscrizione dei proprietari
delle case attigue alla Cevetta dà la somma richiesta; la Provincia
concede le lire 22.200: ed il 5 aprile 1843 il Consiglio delibera di
assumersi la spesa di lire 7,626, di chiedere tale somma in prestito
alla Cassa Depositi e Prestiti, da estinguersi il pagamento in 8 anni,
e che, qualora siavi all'asta un ribasso sui prezzi preventivati il
beneficio resti a favore del Municipio. Per tale modo, dopo aver chiesta
ed ottenuta la superiore approvazione, si pone l'impresa all'incanto
e si ottiene un ribasso del 10 % che in totale viene ad essere dì
lire 4,080: cosicchéla somma che doveva pagare il Municipio veniva
ridotta a L.3,546.
L'ardita e bella opera ideata e propugnata dal nostro Marenco, appoggiata
dal Consiglio e dalla Cittadinanza, pareva volgesse ad una pronta attuazione;
ma pur troppo...cominciano le dolorose note.
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Tutte le controversie e gli ostacoli che
nacquero furono, dal sindaco Marenco, in seguito superati, ma nell'adunanza
del consiglio comunale del 14 giugno 1843 lo stesso sindaco comunicò
che sua maestà Carlo Alberto lo aveva nominato consigliere di
intendenza a Savona. Senza il carisma e la fermezza di Carlo Marenco
il "Taglio del Cevetta" restò un pio desiderio.