Il taglio del Cevetta


Da "Il Falconiere" 1901
Fra le tante belle opere che si idearono,si cominciarono od ebbero compimento in Ceva allorchè era sindaco l'illustre suo figlio Carlo Marenco,- lastricato dei portici, palazzo municipale, balaustra in marmo del duomo, allargamento di via Franca ecc.- quella giudicata maggiormente bella, utile e conveniente, fu il progetto di immissione delle acque del Cevetta in quelle della Bovina, che anche al dì d'oggi molti ricordano col nome:
Il taglio della Cevetta.

N.d.r. Opera rimasta incompiuta per le vicende che qui di seguito vi raccontiamo

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Il taglio della Cevetta.

dal "Falconiere" del 1901

Ceva, chiusa fra il Tanaro e la Cevetta, per la sua posizione topografica va soggetta ad inondazioni. E purtroppo la cronaca del nostro paese ricorda molte piene di quelle acque per cui Ceva ebbe assai a patire negli abitati ed anche nelle persone.
Il 15 ottobre deI 1839 essendo Sindaco l' illustre nostro Carlo Marenco, a cagione di continuate e dirotte pioggie, la Cevetta, ingrossata dalle acque della Salizzola, del Recurezzo, della Bovina crebbe d' assai, per cui ne fu allagata via Sparezza (ora Bocca) (ora via Roma ndr) in vicinanza dell'antica porta del portirolo e ne soffrirono specialmente gravi danni gli abitanti di detta strada e quelli del Borgo inferiore (Moretti). Il Marenco,. testimone oculare di quell'inondazione, potè valutarne la gravità, studiarne le cause; e vedendone i disastrosi effetti, pensò di cercare rimedi affinché Ceva rimanesse almeno in parte salva dai pericoli cui era di continuo soggetta.

Pochi giorni dopo, cioè il 21 ottobre, chiamò il Consiglio raddoppiato (comunale) a discutere e deliberare sui provvedimenti che giovassero a preservare Ceva dai sinistri che temeva nel crescere delle acque della Cevetta e della Bovina. Le considerazioni, i fatti, le ragioni che il Marenco espose al Consiglio in quella adunanza furono tenuti in seria considerazione, ma i provvedimenti presi, essendosi poscia riconosciuti di poco valida efficacia, diedero in seguito motivo all'ardita proposta che egli faceva al Consiglio, cioé dell immissione delle acque della Cevetta in quelle della Bovina.

In quell' adunanza il Marenco ricordava alcune delle principali inondazioni di cui Ceva ebbe a soffrire maggiori danni. Accennando a quella del 31 ottobre 1331, nella quale le acque del Tanaro rovinarono molti archi dell antico ponte, per cui fu dopo costrutto il ponte della Catalana, ed all'altra del 1796 ti cui quel fiume, allagata tutta la pianura del Brolio, liberò Ceva dalla vista delle forche esportandole nella sua corrente, specialmente enumerava i danni che Ceva si ebbe a patire per le acque della Cevetta.
lI 6 luglio dcl 1584 quel torrente straripando allagò tutta la città, fatta eccezione della sola via chiamata poscia franca (parte delle vie Saìuli e Pallavicino) per cui il Borgo della Luna (borgo Doria), via Sparezza, le case situate sulla strada che dalla porta del portirolo conduce al Borgo Inferiore, il convento di S.Franceseo (Ospedale) , il Collegio ed il Borgo Moretti furono specialmente danneggiati. A ricordo di quel triste fatto la Civiea Amministrazione stabili una processione votiva annuale per quel giorno coll'intervento dei rappresentanti della Città.
Il Marenco ricordava aurora le grosse piene di quel torrente avvenute nel 1610, nel 1827, 1829 e quell'ultima di pochi giorni in allora passati, cioè del 15 ottobre 1839, della quale tutti gli Amministratori della Città presenti poterono vedere le tristi conseguenze.
Lamentando tali dolorosi fatti il Marenco asseriva che se in gran parte erano
da attribuirsi ad accidenti atmosferici ed al sito infelice in cui Ceva giace, pur si doveva cercarne le cause nella ristrettezza dell'alveo del torrente e negli svolti che la Cevetta ha prima che le sue acque affluiscano in quelle del Tanaro. Interessi di privati, egli diceva, per ridurre a possessione parte dell'alveo. lo restrinsero cosicché nelle piene le acque, non trovando libero sfogo al loro corso, irrompono dal letto ed allagano il Borgo inferiore. D'altra parte i molti svolti the il torrente ha nel suo corso, attraversando Ceva fan si che nelle piene si riempiano le luci degli archi dei ponti di S. Francesco e della Madonna di Campagna, per cui le. acque non avendo più sfogo rigurgitano ed allagano parte della Città.
Il Considio in allora, riconoscendo esatta in ogni sua parte l'esposizione fatta dal Sindaco, delibevava di fare ridurre l'alveo della Cevetta alla sua naturale ampiezza a spese di chi a ragione, e di far vuotare le luci degli archi dei due ponti delle materie di cui erano ingimbri. I rimedi però escogitati ed in parte posti ad effetto non furono bastantemente efficaci per guarire i mali che si lamentavano. E l'esperienza di poco tempo addimostrò che gli archi dei ponti man mano di nuovo si riempivano allorché la Cevetta era gonfia e che l'alveo del torrente di nuovo si restringeva.
In allora il Sindaco Marenco, in adunanza deI 4 dicembre 1841, fa l'ardita proposta del rettilineamento dell'alevo dell a Cevetta e della immissione delle sue acque in quelle della Bovina. A fare tale proposta egli prende ancora motivo dalle lamentanze fatte dal capitano ingegnere della provincia di Mondovì, in relazioni da esso compilate ne. 1827 e neI 1829, in cui sì esortava la Città a porvi riparo; e perciò, dopo aver nuovamente accennato ai danni che Ceva ebbe a soffrire dalle inondazioni ed ai pericoli cui continuamente era soggetta, espone alcune sue osservazioni che sottomette alle considerazioni del Consiglio.
La Cevetta, diceva il Marenco, lambe le mura della Città a ponente ed a tramontana; ha straripamenti pressoché a n n u i, corrode le mura col pericolo delle case sovrastanti e gravi spese dei privati e della Città. L'allargamento dell'alvea a maggior ampiezza e alle sue legittime dimensioni non basta. Il buon senso della popolazione ha già da lungo tempo osservato quanto acconcio sarebbe un nuovo inalveamento, il quale praticandosi primieramente nel campo proprio del signor Musso Antonio, regione di Gottrosa in vicinanza del ponte di legno detto ponte rosso, venisse per le attigue proprietà condotto di mano per linea il più retta che possibile sino al punto del confluente della Bovina colla Cevetta, donde prolungandosi quest'ultimo torrente in linea pressoché retta sin dove si rende influente del Tanaro verrebbe a risultare un rettilineo che comunque imperfetto presenterebbe i seguenti vantaggi:
1°- Dà un corso più regolare al torrente, per cui non trovando più incagli non lascia sedimenti che possono restringerne sempre più il letto e gli archi dei ponti di S. Francesco e della Madonna di Campagna. 2°- Preserva le mura di cinta dai guasti e Ceva da inondazioni. 3°- Rende utile la manutenzione del ponte di San Giovanni e di quello in legno detto ponte rosso (il ponte che attualmente trovasi costrutto in pietra sulla Cevetta presso il molino Barelli). 4°- Rende maggiormente salubre Ceva privandola dei miasmi che si sviluppano dallo stagnamento delle acque in alcuni siti e dà a Ceva una bella ed ampia piazza ed anche del terreno fabbricabile.
Il progetto del Sindaco Marenco fu accolto con molto favore dal Consiglio, il quale convenne col suo capo che la
deviazione dell'alveo della Cevetta tornava di molto giovamento al Municipio senzachè avesse a sottostare a gravi spese. Ed invero, la Città ne avrebbe ottenuto grande beneficio non solamente per l'ampia piazza cui sarebbe stato ridotto l'alveo della Cevetta riempito col terreno scavato dal canale, e che sì estendeva dal prato Mombello al confluente della Cevetta, ma ancora per le somme che il Municipio stesso avrebbe ricavate dalla vendita del terreno fabbricabile. I vantaggi poi andavano pure a favore dei proprietari delle case attigue alla Cevetta, il cui letto prosciugato sarebbe stato convertito in bella piazza per i mercati; e giovava ancora alla Provincia, la quale, oltre alle spese di manutenzione del ponte di San Giovanni pur risparmiava quella della ricostruzione del ponte rosso che minacciava rovina.
Epperciò, siccome dal taglio della Cevetta avrebbero avuto beneficio la Città, i proprietari e la Provincia, così il Consiglio, applaudendo al progetto, unanime stabiliva che dovesse ripartirsi tra quelli la spesa in proporzione dell' utile che ciascuno di essi sarebbe per averne; e si commettesse all'ingegnere Capo della Provincia, sig.. Cecchi, di compilare il progetto, formarne il tipo e compartire la relativa spesa fra gli interessati.
La deliberazione del Consiglio è accolta con molto favore dall Intendente della Provincia Sig. Barone D'Eniarese, il quale promette di favorirne l'esecuzione presso il Governo e la Provincia e di ottenerne un sussidio.
L'ingegnere della Provincia adempie con sollecitudine all'incarico avuto e propone che l'alveo della Cevetta sia deviato in prossimità del ponte rosso, ed in linea trasversale si faccia un canale che, passando a levante del muro del Convento dei Cappuccini. traversando la strada della Consolata dia nel torrente Bovina; e che la spesa da esso calcolata in L. 40,800 sia ripartita in L. 22,200 a carico della Provincia, 10,874 ai proprietari e 7,626 al Municipio. Una sottoscrizione dei proprietari delle case attigue alla Cevetta dà la somma richiesta; la Provincia concede le lire 22.200: ed il 5 aprile 1843 il Consiglio delibera di assumersi la spesa di lire 7,626, di chiedere tale somma in prestito alla Cassa Depositi e Prestiti, da estinguersi il pagamento in 8 anni, e che, qualora siavi all'asta un ribasso sui prezzi preventivati il beneficio resti a favore del Municipio. Per tale modo, dopo aver chiesta ed ottenuta la superiore approvazione, si pone l'impresa all'incanto e si ottiene un ribasso del 10 % che in totale viene ad essere dì lire 4,080: cosicchéla somma che doveva pagare il Municipio veniva ridotta a L.3,546.
L'ardita e bella opera ideata e propugnata dal nostro Marenco, appoggiata dal Consiglio e dalla Cittadinanza, pareva volgesse ad una pronta attuazione; ma pur troppo...cominciano le dolorose note.

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Tutte le controversie e gli ostacoli che nacquero furono, dal sindaco Marenco, in seguito superati, ma nell'adunanza del consiglio comunale del 14 giugno 1843 lo stesso sindaco comunicò che sua maestà Carlo Alberto lo aveva nominato consigliere di intendenza a Savona. Senza il carisma e la fermezza di Carlo Marenco il "Taglio del Cevetta" restò un pio desiderio.

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